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Aurora e Malak.

Loro due, insieme, formavano, la classica coppia omologata,

che auspicava e desiderava, la chiusura dei confini;

Pensavano che i migranti portassero la Peste,

la Malaria, il COVID 19, e tutte le più pericolose malattie mai conosciute finora.

Quando, l’unica malattia, la più brutta l’avevano soltanto loro.

E non perdevano mai occasione, di esternare il loro malato pensiero, ovunque capitasse.

A casa, in strada, in posta, al supermercato, guardando con disprezzo chi elemosinava,

chi parlava un’altra lingua, chi aveva un altro colore di pelle.

Avevano affittato, per il week-end, una grande barca per un paio di giorni,

per potersi gongolare altezzosi, e riempirsi di selfie in prua l’ego,

ed i loro profili social.

Scorrazzavano, dalla mattina alla sera, su questa maestosa barca,

in questo posto stupendo, tanto bello ed incontaminato, che sembra di essere alle Maldive.

Mentre loro due pensavano di essere, forse, l’ambiziosa spedizione di Colombo,

oppure i pirati di Jack Sparrow, Jack e Rose sul Titanic.

Quell’angolo di mare lo volevano, tutto per loro, come l’avessero comprato, con una guerra conquistato.

Aurora e Malak invece, erano due stupende sorelle originarie del Marocco.

I loro genitori, erano riusciti a farle crescere in Italia,

perché volevano per loro il miglior futuro possibile,

che purtroppo la loro povera terra non poteva garantirgli.

Tanti i sacrifici, per farle studiare in buone scuole,

comprare loro eleganti vestiti, un po’ alla moda, così da non dover essere discriminate,

dai loro compagni di classe, viziati e pieni di pregiudizi,

che già lo facevano comunque, spesso, per il loro accento, per il colore della loro pelle.

Pregiudizi, che i loro stolti genitori gli avevano trasmesso già nel grembo,

crescendoli poi, nel peggiore dei modi possibili.

Aurora, voleva diventare un bravissimo medico,

desiderava, di ritornare un giorno, nella sua terra, per poter poi guarire

una volta per tutte, tutti i bambini malati.

Questo era il suo bellissimo sogno.

Malak era più intraprendente ed ambiziosa.

Amava il ballo e si immaginava già danzante sui più grandi e prestigiosi

Teatri del mondo, osannata ogni sera, da centinaia, migliaia di persone in visibilio.

Quella spiaggia era per loro, un piccolo angolo di paradiso,

dove raccontarsi i loro sogni, e passare in tranquillità le giornate,

lontano dalla stupidità e dalla cattiveria del mondo.

Come anche quel pomeriggio, come sempre,

mentre abbracciate e sorridenti, si scambiavano i più bei pensieri,

in lontananza videro questa grande nave,

e decisero di andarvi delicatamente incontro, portando con loro, in dono, il loro sorriso più bello.

Pensavano fosse qualche turista curioso, che già avevano incontrato in passato,

oppure immaginavano, come nei film, fosse qualche esploratore coraggioso, in cerca del suo nascosto tesoro.

E lo aspettavano pazienti e curiose, per chiedervi chi fosse.

Giunte a pochi metri dall’imbarcazione, la risposta non tardò ad arrivare;

Sicuramente, il loro accento straniero, la loro pelle più scura del solito,

fece da scintilla, esplodere, nei due passeggeri tutto l’odio possibile,

come un impetuoso vulcano, le riempirono d’insulti di ogni genere.

Ciechi di rabbia, e furiosi, come cani, ogni giorno bastonati e legati a corti catene.

I loro occhi splendenti e sorridenti, in un attimo si riempirono di grandi lacrime.

Lacrime di angelo, ora, rigavano le loro soffici guance, per colpa di due neri demoni d’inferno,

che cercavano in ogni modo di scacciarle veementemente dalla “loro” spiaggia,

come con chi gli elemosinava un po’ di pietà ogni giorno, oppure due spiccioli al semaforo.

Ma loro restavano li, ferme, impaurite e tremolanti, strette in un forte abbraccio di coraggio.

Dopo un po’, spazientiti desistettero, ed imprecando ancora una volta,

decisero di andarsene, abbandonare a malincuore la “loro” conquista.

E mentre si allontanavano, l’orizzonte alle loro spalle, si faceva sempre più cupo e tetro, nero ed in tempesta.

Stranamente invece, la spiaggia, come mai prima d’ora, era calma,

attraversata da un vento caldo e rassicurante,

ed il freddo silenzio, riempito, dei più bei suoni possibili.

Il canto del mare, degli alberi, di tutti gli abitanti di quell’isola, era soltanto per loro.

Per le sue due più belle figlie.

E, mentre il vento caldo, asciugava premuroso le lacrime dai loro dolci volti,

e la terra gli sussurrava dolcemente, le più belle melodie mai composte dall’universo,

un cucciolo birbante ed irrequieto, sbucato da chissà dove, cominciò a saltargli addosso festoso,

riaccendendo, come fuoco, la paglia, in un secondo, i loro meravigliosi ed incantevoli sorrisi.

Intanto all’orizzonte, una burrascosa e nera tempesta, inghiottiva senza nessuna pietà,

quella grande e lussuosa imbarcazione, e di suoi neri ed ottusi occupanti.