Che io abbia memoria, non l’avevo mai vista, sorridere, eppure la conoscevo, da moltissimo tempo.
A volte ci provava, a sorridere, ma abbozzava sul suo viso, soltanto strane e buffe smorfie, e per questo, veniva derisa da tutti, e smetteva del tutto, di provarci.
Nella sua famiglia, nessuno aveva sorriso mai, ed anche i suoi amici, ne erano privi, era cresciuta senza sorrisi, ma soprattutto, senza aver mai potuto imparare a farlo.
Eppure a differenza di chi la circondava lei lo aveva dentro, il sorriso;
come un seme, il più bel germoglio, uno scrigno il più bel tesoro, il sole il suo più bel tramonto, e quando uscì dalla sua selva oscura di persone ed di emozioni, ed incontrò la sua persona speciale, che la stava aspettando, là fuori, lei le insegno pian piano, tutto, le insegno finalmente, a sorridere.
Un po’ alla volta quelle buffe smorfie diedero vita a qualcosa d’incredibilmente bello, di meraviglioso, d’incantevole, diedero vita, al più bel sorriso che sia mai stato ammirato sulla terra, ma che aveva soltanto avuto bisogno di un ragione per mostrarsi, un uomo per innamorarsi, di un prato dove poter fiorire, e come la primavera, il suo viso, per sempre, il più bello del mondo, divenire.