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Diventare suo schiavo, per sempre.

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Faceva impazzire, qualsiasi cosa toccasse, ed io mi chiedevo sempre, come fosse possibile tutto questo.

Forse era una strega, una fattucchiera, mandata da chissà chi, per rubare il cuore, e la mente, di ignari giovani e belli uomini.

Farne collezione, come francobolli,

e come un cacciatore, poi, appenderne, la testa, nel suo immenso e regale salone.

Mi avevano raccontato, che quando ti puntava non avevi nessun scampo.

Gli bastavano pochi minuti, per annebbiarti la mente, e diventare suo schiavo, per sempre.

Era pura passione, rosso fuoco, sangue, quello che ti prosciugava dal cuore,

dal collo, come un vampiro affamato.

Non so, come diavolo facesse, ma non avevo nessuna intenzione di essere la sua prossima vittima,

ed il giorno che ci trovammo nella stessa stanza, cercavo di starne alla larga il più possibile,

sapevo già cosa mi avrebbe fatto e dove mi avrebbe portato.

Il mio amico invece, era ignaro di tutto, ed aveva riso, per tutto il tempo, delle mie raccomandazioni;

ero un credulone troppo paranoico e suscettibile per lui, e le si avvicino senza nessun minimo timore.

Lei, immediatamente fiutò la facile preda;

già pregustava il sapore del suo giovane cuore, lo si leggeva nei suoi grandi occhi, scuri e felini.

Gli bastarono un paio di minuti, e con il suo mix di armi, di seduzione, di bellezza,

gli fece perdere la testa quasi subito.

Lui, senza nemmeno provare a resistergli, a combattere,

non oppose nessuna minima resistenza, si fece invadere quasi subito, senza scampo,

dal suo esercito ardente, di passione.

Uscirono insieme, quella sera, e di lui non so praticamente più nulla.

C’è chi racconta, dopo quell’incontro, di averlo visto vagabondare senza meta,

per le strade del suo paese, farfugliando frasi incomprensibili.

Chi dice si sia rinchiuso, nella sua casa, da mesi, anni, senza uscirne mai più,

chi sia scappato, lontano, in un’altra nazione, un altro continente, il più distante possibile.

Eppure, io l’avevo avevo messo in guardia, più di una volta.

Glielo avevo detto, insistentemente, che lei non era di questo pianeta,

e doveva stargli alla larga, il più possibile,

altrimenti, gli avrebbe rubato il cuore,

ma sopratutto la testa, per appenderla poi come un trofeo,

nel suo grande e regale salone, tra altre decine, centinaia,

migliaia, di altri poveri, sprovveduti e desiderosi d’amore, giovani umani.