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Gli occhi di Fatimah.

Francesca aveva sempre desiderato avere un bambino, tutto per lei,come ogni donna, non vedeva l’ora di prendersene cura, di coccolarlo ,di amarlo, di vederlo crescere, era, il suo sogno più grande.

Insieme alla sua dolce metà, aspettavano questo momento ardentemente, sarebbe stato finalmente, l’apice dello loro grande amore.

Già si pensava, si fantasticava, come ogni coppia, sul nome, a chi avrebbe assomigliato, su cosa avesse fatto da grande;

Ma i primi tentativi non erano andati a buon fine, e questo non aveva fatto presagire nulla di buono.

Ed allora medici su medici, analisi e specialisti di ogni tipo, e parcella, finchè dopo tanto sperare, alla fine, si erano rassegnati.

Rassegnati al loro destino;

Il buon Dio non voleva fargli questo regalo, dargli questa stupenda opportunità.

I primi tempi furono duri, da affrontare, ma il loro amore era più forte di tutto, e dopo molto, riuscirono pian piano a far cicatrizzare questa loro grande e dolorosa ferita.

Che ancora faceva male, come, quelle sulla pelle, quando cambia il tempo, nel loro caso, quando incrociavano qualche coppia felice, con i loro bimbi.

Non lo facevano per nulla vedere, ma dentro c’era un oceano di tristezza, ma nonostante tutto, sorridevano, sempre, anche se dentro, piangevano.

Karima invece, di bimbi ne aveva due, entrambi stupendi, come il sole caldo della loro Libia.

Un Maschio, Kiros, già quasi un uomo;

Bello ed alto, il suo fisico, la sua carnagione ed i suoi occhi mediterranei, lasciavano chiunque senza fiato.

Aiutava la famiglia con lavori saltuari, di cui era diventato il reggente, da quando il loro padre era scomparso, per colpa della sanguinosa guerra civile, che imperversava, come una tempesta distruttrice, da anni nel loro paese.

Fatimah invece, era piccolissima, un anno appena, ma bella, come un’oasi, in quello scarno deserto;

Ed la sua premurosa madre, aveva paura, che quelle maledette bombe, che cadevano come la pioggia, ogni giorno sulle loro case, oppure le milizie armate, che giravano senza sosta, portando ovunque soltanto violenza, gliela portassero via.

Aveva paura, per il suo angelo, e sentirlo piangere ed in pericolo ogni santo giorno, non le dava pace, non riusciva a riposare.

Allora, con i risparmi di una vita, ed all’insaputa del fratello maggiore, decise di intraprendereil suo “viaggio della speranza” insieme a tantissime altre povere anime, desiderose di cambiare finalmente la loro condizione ed il loro futuro.

Tutti speravano, di poter finalmente avere, una vita normale;

Aprire un giorno la loro finestra e sentire il cinguettio degli uccelli , il suono ed il profumo della primavera, delle stagioni, e non l’odore di plastica bruciata, il frastuono assordante delle bombe e delle armi.

Karima lo desiderava non tanto per lei, ma per la sua piccola Fatimah, voleva poterle regalare un futuro diverso, sognava di vederla giocare nei parchi, e non tra i rottami di case in rovina, di auto incendiate.

La ” Nave”, un peschereccio mal ridotto, con migliaia di lunghe traversate, che sembrava mantenersi in piedi, per chissà quale incredibile mistero, li aspettava silenziosa, nella notte inoltrata, insieme ai loro “aguzzini”, trafficanti di persone, senza alcuno scrupolo.

Erano tanto impegnati a contare i soldi, che nemmeno li guardavano i loro volti, tristi , piegati dalla vita e dalla miseria, di qualsiasi età, addirittura ancora in fasce.

E con loro, il volto di Fatimah; i suoi occhi azzurri, che lasciavano a bocca aperta, chiunque, e che sicuramente, ruppero per un secondo, il ghiaccio, in quel cuore di pietra, indurito, anche ad uno dei suoi aguzzini.

La prese di forza dalle braccia della madre, e la portò, dalla stretta e buia stiva, alla poppa, di quel peschereccio.

Una prima classe, esclusiva, per pochi, per chi aveva versato più denaro, per quel pericoloso viaggio, della speranza.

Karima non acconsentì inizialmente, ma dopo le rassicurazioni, e forse il buio, l’odore forte ed acre, i pianti lancinanti, di altre povere anime, tutti stipati, come merci, in quella buia stiva gli fecero cambiare idea.

Quel viaggio, durò parecchi giorni, in cui pote tenere in braccio e imboccare con quel poco che aveva nella borsa la sua piccola.

Quando si apriva quella piccola botola, poteva osservare il cielo, ed sopratutto, il cielo, negli occhi azzurri del suo angelo, il suo cuore sorrideva di gioia.

Quando finalmente, mancavano pochi chilometri alla costa, i trafficanti li abbandonarono al loro destino, mentre, le sirene della marina militare, della guardia costiera, si avvicinavano sempre di più.

Lo scassato peschereccio, senza una guida oscillava a destra e sinistra, dalle onde schiaffeggiato;

Evitò più di uno scoglio, prima di schiantarsi su grande altopiano, che delimitava la costa.

L’impatto violento, provocò un grande squarcio, in quella già mal ridotta imbarcazione, che fece imbarcare rapidamente acqua.

Con il destino ormai segnato, le ultime lacrime di tutte quelle povere anime, e di Karima, si mescolarono all’acqua del mare;

Il suo ultimo pensiero, fu solo e soltanto per il suo pezzo di cielo, quella sua adorata figlia, che, quel trafficante, per un secondo, privato della sua crudeltà, con quel gesto le aveva salvato.

Tutte le persone nella poppa furono tratte in salvo, prima che la nave affondasse, per le tante altre, e per Karima, invece, non ci fu nessun scampo.

Gli occhi di Fatimah, fecero breccia ovunque, nei soccorritori prima, negli operatori dei servizi sociali poi, ed infine agli occhi di Francesca, che aveva su consiglio fraterno, deciso di adottare un bambino.

Quando li incrociò, quei suoi occhi azzurri, come il mare, in tempesta, cominciò a piangere, perchè nemmeno nei sogni, ne aveva visti di più belli.

Fatimah invece gli sorrise felice, ed un paio di mesi dopo, potè averla tra le sue braccia, stringerla sul suo cuore, accudirla, e donargli tutto l’amore, che aveva da anni rinchiuso nel suo petto, che aspettava ardentemente un bimbo, per essere liberato, finalmente donato.

Il Mare quel giorno, aveva trasformato tutta quella sofferenza, nel suo più bel dono.

Aveva unito, fatto incrociare, la speranza di due madri;

Francesca e Karima, tanto distanti tra loro, ma con lo stesso sogno nel cuore.

Quello di poter donare a quell’angelo, il suo paradiso.

Ed il mare che quel giorno, come aveva drammaticamente tolto, dalle braccia di karima, aveva poi felicemente donato, quel pezzo di cielo, la piccola Fatimah, nelle braccia di Francesca.

E poterla così far fiorire come sua madre voleva, in verdi e profumati prati di campagna, lontano dalla cattiveria del mondo.

Il Mare, in tempesta, però, lo avrebbe sempre portato nei suoi azzurri occhi, ma sopratutto azzurri, come il cielo, da dove Karima la guarderà, ogni giorno sorridendo, senza finalmente nessun timore;

E mentre Francesca gli donerà tutto il suo immenso e premuroso amore, lei ora potrà finalmente riposare,

in Pace.