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Lo geniale sceneggiatore, della mia assurda, vita.

Io credo nel destino, credo, che tutto sia già stato scritto,
da qualche parte.

Non so dove, non so da chi, e quando, so solo che nel mio caso, deve essere stato, qualcuno davvero in gamba.

Un premio oscar, per la miglior sceneggiatura,
uno scrittore, appassionato di film pieni di pathos e colpi di scena,
perchè solo così, posso finalmente, dare un senso alla storia della mia vita.

Come ieri, dopo aver pianto tutte le mie lacrime,
inzuppato tastiera e block notes sulla mia scrivania,
decido di uscire, e prendere, un po’ di freddo vento di gennaio
sul viso, sperando, che i suoi schiaffi, gelati, mi avrebbero riportato alla normalità.

Di solito, attraverso le montagne, con la mia piccola auto,
e dopo tanti chilometri di curve, di praterie, di pastori, e di neve, arrivo, in questo bar quasi sempre deserto, prendo un caffè in piena tranquillità ,
cerco di schiarire le mie confuse idee, e poi rincaso,
quasi sempre, più sereno.

Bhe, ieri, avevo bisogno di tutto questo,
ma il mio sceneggiatore, aveva scritto altro,
nel suo romanzo, che è purtroppo, la mia vita.

Forse, complice la copiosa neve, tanto desiderata da molti,
ed la parziale, gialla, libertà,
quel posto non era per nulla deserto, ma avrei dovuto aspettarmelo.

Quello che non potevo minimamente aspettarmi, era ,che dopo circa,
30 km di niente, davanti all’ingresso di questo locale,
c’era ad aspettarmi un angelo.

Avrei solo voluto non vedere una donna, per il resto della mia vita,
ed invece era lei, la prima forma di vita,
che incontro, appena scendo dalla macchina.

Sapevo, cosa mi faceva stare male, ed ne stavo scappando via,
per quanto possibile, lontano.

Sono sicuro, che, anche se anche, avessi scelto un’altro posto,
il deserto del Sahara, la superficie della luna, una caverna,
in cima all Everest, me la sarei trovata di fronte, in qualsiasi caso.

Sbuffo, incredulo, penso che non è possibile tutto questo,
è una congiura, nei confronti del mio cuore.

Cerco di non incrociare i suoi occhi,
azzurri come l’oceano delle Maldive.

Non so perchè, ma mi sorride cordialmente,
mentre scioglie i lunghi capelli biondi e soffici,
come morbida lana.

Più frastornato e confuso di quando ero partito,
entro nel bar, maledicendo il mondo intero.

Cercavo soltanto un po’ di tranquillità,
di potermi lasciare per qualche ora alle spalle, i miei fantasmi,
ma nulla, mi stavano aspettando, davanti al portone di legno di questo quasi sempre deserto, bar di montagna.

Ordino un caffè lungo, sperando mi svegli da questo incubo,
e la persona di fianco a me, penso sia il suo ragazzo, invece,
una costosa bottiglia di vino rosso,
chiede il conto e la poggia sul tavolo.

Infatti poco dopo, lei lo raggiunge, e brindano alla loro vita,
al loro amore, alla loro bella giornata di gioia.

Se prima stavo male, ora, dovevo esserlo molto di più,
inseguito perennemente, da questa mia nuvola, di Fantozzi,
che inumidisce e non lascia mai asciugare, il mio sempre,
bagnato cuore.

Ma decido di prenderla con filosofia e farmi una risata,
tanto è inutile piangerci ancora sopra,
almeno, ho qualcosa su cui poter scrivere, stasera.

Anche se non credo, certamente, il mio cuore,
l’abbai presa con la mia stessa filosofia,
e stia ancora li, imprecando,
contro lo geniale sceneggiatore,
della mia assurda, vita.