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Ma, non era la stessa cosa.

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Me ne stavo seduto in silenzio, sul bordo una grande roccia, come ogni pomeriggio, a contemplare l’universo, gli asteroidi, che sfrecciavano veloci, oppure il luccichio delle lontane stelle, quando Patricia il comandate di missione, si avvicinò silenziosamente e cominciò a parlarmi, indicando con le mani, un minuscolo pallino in lontananza nello spazio:

“Guardala lì, la nostra biglia blu, non ti manca proprio per niente ?

Gli alberi, il cielo azzurro, gli animali, quant’è, sono più di tre anni che sei qui sopra ?“

La guardai sorridendo e gli risposi:

“Quassù mi piace …

Quando ero militare sulla terra, allestivamo un ospedale da campo,

curavamo pazientemente tutti

i feriti, i malati, i bambini, e poi andavamo via.

Quando ritornavamo, una settimana, un mese dopo, non c’era più nulla …

Tutto spazzato via, dalle bombe…

Odio dannatamente come ci trattiamo l’uno l’altro li sopra.”

Ma è casa nostra, ed è bellissima, controbatté.

Mi piace il rumore dell’astronave e l’aria artificiale della tuta, gli risposi.

Non disse più nulla, aveva capito che tanto era inutile,

scosse delicatamente la testa in senso di dissenso, e mi lasciò con un grande sorriso.

Non ero fatto per stare sul quel pianeta e lo sapeva bene,

da quando, ero stato l’unico ad accettare questa missione, che in tanti avevano rifiutato.

Volevo solo starmene alla larga, da tutta quella gente, che non faceva altro che odiarsi, combattersi,

discriminarsi ogni santo giorno.

Nemmeno una calda e stupenda giornata di sole di primavera, riusciva a rendermi felice,

ne avevo avuto davvero abbastanza di quel pianeta.

Certo, avrei potuto chiudermi in una caverna, isolarmi su di qualche monte sconosciuto, perdermi nello sconfinato deserto, ma non era la stessa cosa.

Sentivo ancora il rumore delle bombe, nelle mie delicate e sensibili orecchie, ma sopratutto nella mia testa.

Mentre qui sopra, non sentivo nulla, soltanto l’ossigeno che mi coccolava dolcemente nel mio casco, ero un tutt’uno con l’universo, avevo raggiunto la mia pace interiore, finalmente, e nessuno per qualsiasi motivo avrebbe potuto e dovuto, in nessun modo privarmene.