Ho pianto, vi giuro, che ho pianto.
Come spesso mi capita, prima di rincasare,
di fare, un giro un po’ più lungo,
per queste mie strade deserte, di tutto,
di montagna, con l’auto, e la musica mia unica compagna,
per schiarire dalla nebbia, i miei tanti pensieri, rimasti intrappolati in qualche fosso,
oppure in qualche spinoso e folto, cespuglio,
rimasti nella mia mente, come soldati, prigionieri.
Era minuscola, credetemi, ma c’era,
ho sentito che si sporgeva, indifesa e fragile, sulle mie solitarie ciglia, si guardava intorno e si vedeva così, abbandonata, dal suo caldo riparo, che, ho avuto una dolce premura, per lei.
Mi sono fermato a bordo strada e ho tentato di prenderla, accudirla, farla salire sulle mie mani, ma era così piccola, minuscola,
quasi inesistente, come un embrione il primo giorno di vita, che mi è sparita tra mani.
Ma credetemi, ho pianto,
ho sentito la sua fredda goccia ,
l’ho sentita sporgersi, dagli azzurri e solitari,
di tutto, miei occhi.
Una sola piccola goccia, nell’immenso mare,
in tempesta, che mi porto dentro,
e che mi sta allagando, la vita,
da quando sono, su questo freddo ed indifferente pianeta, per sbaglio, atterrato.