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Porci

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Lei era bella, di una bellezza genuina, poco trucco

quanto basta, le forme sode, scolpite dell’adolescenza,
sinuose come curve di montagna.
Cercava di prender pian piano confidenza con quel suo corpo che fioriva,come verdi vallate in primavera.
C’era da festeggiare il compleanno dell’amica del cuore.
Con cura si era preparata, lei che non era abituata a smancerie e feste,
le piaceva tanto chiudersi nel suo mondo e scrivere, ascoltare musica, circondata da simba il suo inseparabile gatto a cui confidava tutti i suoi sogni, i suoi segreti, lì si sentiva sicura, protetta.
Ma stasera c’era da uscire, da festeggiare, e poi ci sarebbe stato Luca.
Le piaceva un casino, e forse anche lui era attratto da quello sguardo timido, quei capelli sempre fuori posto, da quel sorriso senza eguali.

Finalmente si sarebbero visti di nuovo e chissà magari sarebbe sbocciato qualcosa.
Mancava poco alla festa, gli ultimi preparativi e bisognava uscire.
Il vestito che le aveva regalato la mamma, non riusciva a contenere le sue prosperose forme,
che come argini stanchi di fronte alla marea, straripavano da tutte le parti.
Si sentiva in imbarazzo, ma era allo stesso tempo felice della sua trasformazione,
sentiva che stava diventando una farfalla.
L’ultima chiamata all’amica, ci si vede in piazza e poi si va insieme.
La mamma, l’accompagna fino alla stazione, poi c’è un breve tratto da percorrere con un vecchio treno, di quelli che vanno ancora a gasolio.
Di solito c’era sempre qualcuno con lei, il fratello, l’amico, ma in questa occasione, forse, per dimostrare che non era più una bambina, volle andare da sola, alla fine erano solo cinque minuti di percorso, e se magari sarebbe successo qualcosa avrebbe potuto telefonare, pensava.

Si salutano, la mamma le dà un bacio sulla fronte e le augura prudenza,
“chiamami appena arrivi”
” Ok, non ti preoccupare”
Sale di corsa sul treno, il telefono in mano squilla, mille notifiche,il tempo di sedersi e fare un selfie, da condividere subito.

Bella, come una giornata di primavera, radiante come il sole d’agosto,
si specchiava nel finestrino impaziente di scendere, e tuffarsi in quella festa.
Il treno era semivuoto e tranquillo, qualche posto occupato dagli ultimi impiegati che ritornavano a casa dopo una lunga giornata di lavoro.
Ma, ad un certo punto delle ombre cupe accompagnate da risate fragorose, spezzarono la quiete di quella carrozza.
Omuncoli, della peggior specie, partoriti dalla terra più brulla e scarna.
Appena vedono lei, fragile come un germoglio, vi si siedono di fronte.
Impaurita, cercava nelle cuffiette un riparo che non da sicurezza.
Vorrebbe solo sparire, scappare ora.
Con lo sguardo cerca aiuto, conforto, negli Impiegati, troppo stanchi di lavoro, appisolati sui sedili di fianco.
Una principessa circondata da maiali.
Partono grugniti, apprezzamenti osceni, senza curasi di nulla, di come quel fiore si possa sentire.
Lontani, sono i pensieri gioiosi, che le illuminavano il sorriso pochi secondi fa.
Con la voce tremolante e gli occhi ormai gonfi di lacrime, riuscì a malapena a bisbigliare un “lasciatemi in pace”.
E quando le loro lunghe mani sporche di grasso si alzarono pesanti, facendo presagire il peggio, una voce, una speranza si fece strada nella paura.
“Biglietti prego, biglietti signori, prego”
Il controllore, mai più in orario, mai più benvoluto,
il cavaliere chiamato in suo soccorso.
Gli sguardi si incrociano, si comprendono senza parlare,
“piccolina vieni qui, e voi il biglietti e documenti prego”,
con voce autoritaria e ferma.
Le si alza e lo abbraccia come un padre premuroso,
i maiali fanno finta di niente, ma si sente lontano un miglio il loro odore.
Intanto il fischio dei freni, preannuncia l’arrivo in stazione.
“Ci sono i tuoi genitori ? Aspetta qui e non muoverti “
Le parole rassicuranti del controllore stemperano la tensione, che si trasforma in un pianto liberatorio.
Niente più festa stasera, niente più sorrisi, niente sogni ad occhi aperti.
Nel buio della tua stanza solo la consapevolezza della cruda realtà, di come a volte sia sporca la vita.

E mentre il telefono si riempie di notifiche e chiamate senza risposta,
tu dormi principessa, perché lì, nel tuo mondo, ora, come
sempre, nessuno può farti del male.