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Vedrai.

Vedrai, mia amata, da sempre, musica, che prima o poi ti porterò fuori, da queste mie quattro vecchie, fredde, e solitarie mura, e tu, mi porterai, dove io, non sono mai stato.

E faremo l’amore ogni sera, su un palco, davanti, a migliaia di persone, e tutti, si renderanno finalmente conto, quanto è immensa, la nostra smisurata, passione.

Io e te andremo, ovunque, dalle profondità, della fossa delle Marianne, fin sulla cima dell’Himalaya;

E saremo furiosa tempesta, la splendente luna, di sera, la calda e distruttrice lava di un vulcano, insieme, il corpo soave, di una Dea.

Vivrò finalmente un’altra vita, ed anche per me ci sarà la felicità, la gioia, infinita, andare a dormire con il sorriso stretto tra i denti, svegliarmi impaziente, di condividere insieme i miei sogni, tra le, ogni giorno, tante, nuove e diverse, genti.

Scusami, se finora ti ho deluso, ma, non è stato facile, credimi, per niente, scavalcare i miei alti e spigolosi muri, il non averne nessuno con cui il mio sogno costruire, mettercela lo stesso tutta, fino a quando è arrivata per me, un freddo giorno di febbraio, la fine.

Ma sono ancora in sella, per questo mio ultimo giro, e forse non arriverò mai al traguardo, vivo, ma ce la sto mettendo tutta, o mia amata, anche se il mio tutto non sembra mai abbastanza, ma qualcuno mi ha detto non non fermarmi, finché c’è una piccola speranza.

Forse davvero gireremo il mondo insieme, facendo ogni sera su un palco l’amore, oppure calerà presto il sipario, per me, e per i miei sogni, ed aspetterò, la mia fine, nel lancinante e solitario di tutto, dolore.